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Quel che resta di me – Amanda Maxlyn

Concludiamo la settimana con la recensione di ELLA per il libro “Quel che resta di me” di Amanda Maxlyn.

Preparate i rotoloni regina, si piange un po’!

Titolo: Quel che resta di me

Autrice: Amanda Maxlyn

Editore: Triskell Edizioni

Genere: contemporary romance

Trope: Instant love, sickness.

Lunghezza: 329 pagine

Data di uscita: 29 agosto 2023

Link Amazon: https://www.amazon.it/Quel-che-resta-Amanda-Maxlyn-ebook/dp/B0CC491MB5/

TRAMA

La vita lavora in modi misteriosi…

Quattro anni fa sono diventata famosa come la “ragazza con il tumore”.

Mi rifiuto di piangere. E mi rifiuto di arrendermi.

Una relazione con un uomo è l’ultima cosa che cerco in questo momento, ma una notte d’amore con Parker cambia tutto. È tenace e sa cosa vuole. Me.

Non mi tratta come se fossi fragile. Ma lui non sa ancora della malattia e non sono pronta a dirglielo.

E se saperlo cambiasse tutto?

Ho conosciuto la tragedia a diciassette anni. A ventuno, ho conosciuto l’amore.

Mi chiamo Aundrea McCall e questo è il mio viaggio.

RECENSIONE

“Il giorno in cui ho saputo di essere malata è stato il giorno in cui la mia vita è cambiata. E i miei amici hanno smesso di sgridarmi se faccio qualche cazzata. Sono diventata solo la ragazza con il cancro.”

Concedetemi due cose, Incollats Romantics, la prima di ringraziare zia Triskell per la copia ARC inaspettata e più che gradita, considerate le disavventure di questo romanzo su Amazon.

La seconda è di scusarmi con zia Triskell e con tutti voi, mie compagne di viaggio comprese, se per questo libro non sarò la solita Ella. Ovvero quella del Minchiometro.

Il motivo è che la tematica di questo romanzo mi tocca particolarmente, è capitato anche in un momento in cui sono più sensibile e suscettibile a questa malattia, perché vedo troppe persone che se ne vanno troppo presto portate via dal cancro.

Aundrea è malata di cancro dall’età di diciassette anni. Non sto a dirvi la denominazione giusta del suo linfoma perché non è di certo questo che costruisce il romanzo, ma la volontà della protagonista, il desiderio di avere una vita normale, talmente ordinaria da risultare banale a chi non ha vissuto la sua malattia.

È circondata da una famiglia che la ama tantissimo, una sorella dolcissima, un cognato altrettanto e due genitori amorevoli e iperprotettivi, come da aspettarsi quando hai una figlia adolescente che rischia di morire.

«Quindi è qui che avviene la magia?» mi chiede Parker mentre si dirige verso il letto, sedendosi sul bordo e guardandomi.

«Magia?»

«Dove mi sogni?»

Prima dell’inizio di una nuova terapia chemioterapica, Aundrea si lascia convincere da un’amica a vivere una serata briosa, va in un locale e incontra Mr. Sexy: Parker. Con lui è passione a prima vista e per qualche ora lei si sente una ragazza ventunenne come le altre. Pensa che non lo rivedrà più e si lascia andare con questo bellissimo ragazzo.

Ma il destino ha un altro progetto per lei. E Parker entra a far parte della sua vita in modo naturale quanto bizzarro a livello di coincidenze.

“È più di semplice passione. L’amore è consegnarsi a qualcuno. È potersi fidare di quella persona, dandogli pieno accesso a tutto ciò che hai. Anche se ciò significa permetterle di spezzarti il cuore.”

Parker è il principe azzurro per eccellenza, bello, perfetto quanto tonto. Passatemela, perché non si accorge da subito di alcune cose piuttosto evidenti, fino a cascare dal proverbiale pero ad un certo punto della storia. Quando non gli si può più nascondere niente, insomma.

Ma si dimostrerà un eroe moderno per come affronterà la cosa e la sua relazione con Aundrea.

“Guardo al rallentatore mentre accosta le sue labbra alle mie in uno dei baci più brevi, dolci e perfetti che potessi mai ricevere.”

È Parker che, a mio parere, regge la storia d’amore tra i due, con tutta la maturità necessaria a tenere testa ad Aundrea, la quale, da parte sua, vuole fare la ribelle verso la sua malattia comportandosi a volte in modo capriccioso e frustrato.

Il romanzo, dunque, si dipana nei mesi attorno e durante la cura e le sue sfaccettature, fra amore, speranza, crolli e risalite.

L’amore della famiglia, così come quello di Parker è palpabile, bello, coinvolgente.

“Odio che le persone si prendano cura di me. Odio sentirmi impotente. Odio sentirmi senza forze.”

Il libro si presenta come uno di quei testi per cui devi procurarti un rotolone di quelli dei benzinai al posto dei i fazzoletti; tuttavia, benché sia una col piantometro facile, non mi sono che sentita stringere il cuore in una scena, il resto del libro mi ha un po’ scosso.

Per questo le scuse che ho messo all’inizio. Vivendo sulla mia pelle la disabilità e avendo cinquantun anni, due frasi della protagonista non mi sono piaciute affatto. Pur comprendendo lo stato d’animo o l’età della protagonista quando le dice, sono solo la ciliegina sulla torta di un libro che per me vuole parlare di cancro ma è stato inserito in un contesto spicy romance troppo inverosimile.

La reazione “ribelle” di Aundrea alla sua malattia, se all’inizio è piacevole e comprensibile, da un certo punto in poi sfocia nel capriccio, che viene giustificato dalla disperazione o dalla frustrazione, ma che su di me non ha aumentato l’empatia, ma mi sono sentita presa in giro. Così come la madre di Aundrea o Parker.

Dopo aver letto libri sullo stesso trope, uno anche di recente, ho trovato questo romanzo artefatto, con delle buone conoscenze in merito alla malattia, alle sue terapie e agli eventuali effetti collaterali, ma poca empatia nei confronti del malato. Di cancro e non solo. Frasi come “Mio Dio, ho il cancro! Non sono disabile!” oppure “Mi fa sembrare una cinquantenne che ha uno squilibrio ormonale.” mi hanno fatto scadere la già fragile empatia verso la protagonista. Parker e la famiglia di Aundrea sono la cosa bella e positiva del romanzo che vale la pena di essere letto solo per il protagonista maschile che, seppur ingenuo all’inizio, sarà solido e speciale sino all’epilogo, capitolo più interessante di tutto il romanzo.

Di conseguenza, vi propongo la lettura di questo libro se volete scoprire un punto di vista particolare nei confronti della malattia, qualcosa che effettivamente non si è ancora letto in questi termini, sentendomi in dovere di avvertirvi che potrebbe anche farvi arrabbiare.

Ma io lo dico sempre, un romanzo che suscita emozioni, anche negative, è un romanzo che smuove qualcosa e che vale la pena di leggere per vivere l’esperienza, per confermare o ribaltare la sensazione che ha provato la recensora di turno!

P.S. La copertina è stupenda.

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