
Titolo: A Veil of Vines
Autrice: Tillie Cole
Serie/Collana: Autoconclusivo
Editore: Always Publishing
Genere: Romance contemporaneo
Sottogeneri e trope: Forbidden love, social gap, royal, soulmates, ucronia, favola
Pagine: 372
Prezzo: Cartaceo €15,10 – Ebook €5,99
Data di uscita: 8 luglio 2025
Link Amazon: https://www.amazon.it/gp/product/B0FGQGMCBN
Trama
Per la maggior parte della gente, principi e duchi si trovano tra le pagine delle fiabe. Corone, gioielli inestimabili e troni dorati appartengono ai sogni d’infanzia. Per Caresa, tutto questo è realtà.
Di antichissime origini nobili italiane, Caresa Acardi è la duchessa di Parma, ma da anni vive a New York, dove la sua famiglia commercia pregiati vini italiani.
Sin da piccola, sa di essere destinata a un matrimonio illustre e ora è giunto il momento di sposare il suo principe, Zeno Savona – l’erede al trono d’Italia, se vigesse ancora la monarchia. Per gli aristocratici della sua casata, l’abolizione non significa nulla. La Casa Reale dei Savona detiene ancora il potere che conta di più, nel suo mondo fatto di lusso, status sociale e balli di gala, e quel matrimonio non è una fiaba. Si tratta solo di un accordo combinato per un’alleanza economica, dato che i Savona producono il miglior merlot in circolazione.
Caresa accetta questa realtà finché, giunta nell’incantevole tenuta dei Savona in Umbria, si imbatte in un piccolo angolo di paradiso, un casolare circondato da vigne rigogliose e una stalla di destrieri: è il mondo di Achille, un giovane e riservato viticoltore dagli occhi limpidi e dalle mani miracolose.
Achille è abituato sin da piccolo al lavoro sodo e alla solitudine delle lunghe giornate tra le vigne, e non riesce a credere che una raffinata duchessa apprezzi così tanto il vino che lui produce con passione. Sentimenti sconosciuti, che nemmeno sapevano di desiderare, iniziano ad affiorare nel cuore di Achille e Caresa, ma le tante ore trascorse insieme, lontani dal mondo reale, non fanno altro che celare l’amara verità: Caresa e Achille appartengono a classi sociali diverse. Lei è una futura principessa e secoli di storia e tradizioni antichissime li separano. Può l’amore più sincero superare tutto questo?
Recensione
Ho trovato la mia anima gemella qui tra le vigne, e tra le tue braccia. Niente di quello che dirai potrà mai cambiarlo.
Allora, Incollats Romantics…
Questa volta troverete Ella in una versione abbastanza battagliera.
Premessa necessaria: io trovo Tillie Cole un’autrice validissima, sono tra quelle che lessero e apprezzarono il suo bestseller “Dammi mille baci” prima che facesse il proverbiale botto. Di lei adoro la serie MC Hades Hangmen, di lei ho amato libri che molti hanno trovato banali.
Ma qui, mi sento di dirle: “Ah, Tillie, torna a scrivere di super drammi come solo tu sai fare”, perché le favole non fanno per lei.
Di lasciare che le nostre stelle continuassero a brillare, che la pioggia non smettesse di cadere, così che avessi ancora un po’ di tempo prima di dirgli addio.
Premetto anche che, come mi è capitato di bacchettare (mai quanto BarbarAzza! Hi, hi, hi risatina sadica) le autrici italiane quando “vogliono fare le americane, ma sono nate in Italy”, io, particolarmente io – soprattutto io, me, moi, je, Ich, me stessa e medesima, io Ella, i miei pseudonimi e tutte le mie identità multiple – odio i cliché sull’Italia e gli italiani. E qui Tillie ne abusa. Oltre. Ogni. Ragionevole. Dubbio.
La giustificazione “è una favola” è come nascondersi dietro al dito più piccolo del piede, quello che fa male quando si scontra contro un angolo al buio con le infradito. Anche le fiabe partono da un fondamento concreto, persino quelle con gli animali parlanti. Qui l’autrice parte già male, facendo una premessa che non sta né in cielo né in terra. E per quelle come me, che hanno l’immagine di un partigiano al collo e un altro nel DNA, risulta stonata. Almeno scrivilo che dopo la Seconda guerra mondiale è stata abolita la monarchia con un referendum. Altrimenti, non scrivere nulla: prenditi la licenza poetica e inventa un regno, come hanno fatto molti con il Covid, e allora puoi anche permetterti di chiamare un personaggio Benito.
Piccolo inciso: il fascismo, in America, è quasi più noto del nazismo. Per dare del dittatore a qualcuno gli si dà del “Mussolini”, non dell'”Adolfo”.
Se non si fosse capito, a settembre tornerò in cattedra e mi sto allenando…
«Pensai a Platone e ai vigneti. Alle anime gemelle e alle metà separate… E a una solitaria lacrima di commozione che rigava una gota rosea e perfetta.»
Detto questo, ho chiarito quello che mi ha colpita sul piano personale, quindi, opinabile al mille per cento. Tuttavia, il libro per me non funziona anche per altri motivi. Come dicevo prima, i cliché sull’Italia sono imbarazzanti. Davvero troppi. Quando qualche giorno fa le menti geniali del gruppo di attori “Contenuti Zero” hanno pubblicato il reel qui sotto, ho pensato subito di usarlo per questa recensione.
«Ti sento dentro di me. Qui, e qui, e qui.» Le sue mani si fermarono sulla testa, sulle labbra, sul cuore.
Ci sono banalità inquietanti per un’autrice del calibro della Cole, a partire dall’uso esasperante del Simposio di Platone, per finire con un colpo di scena di una prevedibilità devastante. Le descrizioni sono prolisse e ripetute: descrive tutto, dalle location a tutti gli outfit di Zeno. Ogni singola stanza della tenuta in Umbria.
Ecco, a proposito… Google Maps è stata bloccata in USA? Una vaga idea della distanza tra Firenze e Orvieto io me la farei. E no, in Sicilia non ci si va solo in macchina – dall’Umbria – se poi chi guida non può aver preso la patente per motivi che non posso spoilerare. Geografia: assente. Storia: non pervenuta. Storia dell’arte: lasciamo perdere.
«Questo è ciò che potrei offrirti. Un anello di vite e terra, non di oro e diamanti. È sufficiente per voi, duchessa? Vi basta una vita così semplice?»
La giustificazione della favola per me non regge: allora inventati un paese che non esiste, che non storpi la nostra storia, non distrugga la geografia e non travisi l’arte. Un’ipotetica Zamunda ispirata all’Italia, ma non un’Italia che non esiste. Perché per chi ci vive, è fastidioso.
Come carico di briscola ci infilo la musica. L’Italia non è ferma a Giuseppe Verdi. I Måneskin hanno vinto qualunque cosa a livello intenazionale (Damiano David è fidanzato con un’americana, tanto per dirne una). Laura Pausini canterà alla finale del Mondiale per club. Gusti musicali a parte, fermarsi a Pavarotti che canta Verdi o ridurre il tutto a “Sogno” di Andrea Bocelli lo metto tra le cose che mi hanno disturbato ampiamente di questo libro.
Per dare 3 qualcosa mi sarà piaciuto?
Sì. La traduzione è impeccabile. E ringrazio anche Always Publishing per la copia ARC. E non male è la sottotrama sui genitori di Achille. Le scene spicy sono eleganti e mai volgari, scritte davvero bene.
Ma tutto ciò non è abbastanza perché per me 3 non è un voto positivo.
«Portiamo avanti questa messinscena fingendo di abitare in solidi castelli di pietra, quando in realtà poggiamo su fondamenta di sabbia e basterebbe un soffio di vento per far dissolvere tutto nel mare dell’oblio.»
Tillie è un’autrice che ci ha abituate a molto meglio. Comprendo che uno scivolone ci stia, e per carità, è perdonabile. Ma se non fosse stata una collaborazione, l’avrei lasciato alla centesima volta in cui ho letto “dressage” in tre capitoli. Perché non siamo neanche nell’ambito di uno sport romance sull’equitazione per parlarne così tanto.


