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Recensione — The Mrs. Degree di Sara Ney

Titolo: The Mrs. Degree (Amori per caso Vol. 2)

Autrice: Sara Ney

Serie/Collana: Amori per caso #2

Editore: Hope Edizioni

Genere: Contemporary Romance

Sottogeneri e trope: second chance, sport romance, single parent, college romance, golden retriever, green flag

Pagine: 294 pp.

Prezzo: 3,99 € (ebook)

Data di uscita: 27 settembre 2025

Link Amazon: https://www.amazon.it/dp/B0FS9MRX8S/

Trama

Restare incinta al college non era nei piani.

Il mio futuro è cambiato all’improvviso, ma potevo ancora evitare che cambiasse il suo, quello di Jack Jennings, brillante promessa del football. L’ultima cosa che volevo era mettermi tra lui e i suoi sogni.

In tutta onestà, ero convinta che mi avrebbe dimenticato.

Io avrei cresciuto nostra figlia senza che lui sapesse nulla e avrei guardato Jack in televisione. E forse, col tempo, il dolore per quello che avevo fatto sarebbe sparito.

Sette anni dopo, chi mi ritrovo sulla porta di casa di mio fratello?

Jack. Atleta superstizioso tormentato da sogni che lo tengono sveglio la notte, impedendogli di dare il massimo in campo. Sogni che crede io possa fare… sparire.

Non è più un ragazzo, è un uomo.

Gentile, e un vero schianto.

A quanto pare, neanche lui mi ha dimenticato. Neanche lui è pronto a chiudere col nostro passato.

La serie “Amori per caso” è così composta:

The Player Hater (Amori per caso Vol. 1) recensione qui

The Mrs. Degree (Amori per caso Vol. 2)

Recensione

Non ti cercherà, Jennings. Non verrà a cena con te. Perché stai facendo il piagnone, Jack? Un ragazzino di un metro e novanta, forte come un toro e più veloce di quasi tutti gli altri comuni mortali, e che ora è un uomo che non riesce neanche a farsi chiamare da una donna.

Incollats Romantics,

Sara Ney torna con il secondo volume di questa serie, dove ha provato – ma solo provato – a restare fuori dalla sua comfort zone degli sport romance. Ma c’è riuscita solo per un libro. Perché qui siamo tornati nel suo mondo.

Questa è la storia della sorella di Davis, Penelope, il protagonista del libro precedente: ragazza madre per sua scelta e, devo dirlo, Incollats, perché è una cogliona totale.

Amico, quella bambina è la tua copia sputata.

Con la scusa di dover giocare nella città dove vive Davis – un ex giocatore di football e fratello dell’amore della sua vita, – Jack “Skip” Jennings va a cercare Penelope, anche perché non fa altro che sognarla.

Questa è la scusa su cui si basa il loro reincontro sulla porta della casa di Davis.

Penelope e Jack sono stati insieme al college, la loro era una bellissima storia d’amore, ma lei, una volta scoperto di essere incinta, l’ha lasciato. Senza dirgli nulla.

Perché?

Beh, Incollats, il motivo si basa su molto poco, ed è per questo che non sono riuscita a dare al romanzo una valutazione più alta. Il motivo è la paranoia, l’insicurezza, la stupidità? Capitemi, sono davvero costernata perché non so come porvi la questione senza sembrare negativa o cattiva. O entrambe le cose.

Capisco che a vent’anni rimanere incinta non sia la prerogativa quasi di nessuno – quantomeno nella cultura moderna – e comprendo che la ragazza si sia spaventata… ma dall’altra parte aveva un ragazzo stupendo, dolce, maturo, innamorato. Un cosiddetto Golden Retriever, un ragazzo che la mia brioscina ‘Azza ha definito green flag. Quindi, non capisco.

Perché se Jack al college fosse stato diverso da come l’ha dipinto Sara Ney, se fosse stato almeno un pizzichino lo stronzo insicuro e fissato con la carriera sportiva che spesso leggiamo negli sport romance, be’, l’avrei capito di più. Così come non capisco perché lei non abbia chiesto consiglio almeno a un’amica. Non dico alla madre, che ha gridato inizialmente allo scandalo, o al fratello – tenuto all’oscuro quasi quanto Jack – sull’identità del padre dell’adorata nipotina.

Stavo per diventare uno degli uomini che i bambini guardavano in tv, sognando. Quella sarebbe stata la mia vita. Non ho chiamato i miei genitori. Non ho chiamato il mio migliore amico. Ho chiamato Penelope.

Insomma, tolte tutte le mie remore e l’arrabbiatura verso la protagonista femminile, compreso che certe cose succedono, e messa nei panni di Jack, concentrata sul presente, alla fine sono entrata nel mood del libro e ho iniziato ad apprezzarlo. Soprattutto mi è piaciuta la dinamica con cui Jack scopre, anzi, realizza, che Harper/Skipper è sua figlia.

Skipper piega la testa per poter pensare. «Mmm.» Pensa e mastica. «Non lo so. Forse perché siamo una famiglia.»

Per il resto, vediamo quanto questo libro sia pieno di speranza e di un protagonista positivo, contro Penn che, oltre a essere un tantino tonta, è di un pessimismo inquietante, e su di me anziché suscitare empatia e compassione ha fatto effetto irritante.

La storia in sé è caruccia, a tratti divertente, a tratti commovente; una bimba di sette anni più matura della madre, zio Davis come nel primo libro è uno spettacolo, il Minchiometro è di tutto rispetto e non soffoca la storia. Ma per me questo libro non brilla come altri dell’autrice che ho amato alla follia.

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