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Recensione — Brutal Play – Riscatto di Alison Rhymes

Titolo: Brutal Play – Riscatto

Autrice: Alison Rhymes

Serie/Collana: Falsa Partenza #2

Editore: Hope Edizioni

Genere: Romance Contemporaneo

Sottogeneri e trope: Dark romance, second chance, found family, redemption, forced proximity

Pagine: 361

Prezzo: 2,79€ lancio → 3,99€

Data di uscita: 24 novembre 2025

Link Amazon: https://www.amazon.it/dp/B0G3DW6H4D

Trama

Amante.

Sgualdrina.

Lorelai è stata chiamata in tutti i modi possibili. Tranne quelli che ha sempre sognato.

Amore mio.

Mia.

Parole riservate ad altre donne, non a lei, l’altra, che non merita niente se non sdegno e disprezzo, lo stesso con cui è cresciuta.

C’è un solo uomo che riesce a farle sognare che, forse, potrebbe esserci un futuro diverso anche per lei. Perché chi è davvero Lorelai? Come può sperare che gli altri lo capiscano, se è lei la prima a non saperlo, a non ricordarselo?

Noah Anders è una sfida, ma è proprio in quegli occhi duri e in quello scontro tra caratteri forti, che scava in concetti dimenticati come amicizia e lealtà, che Lorelai ritrova se stessa, come una fenice che rinasce dalle ceneri.

Lui vuole fargliela pagare.

Lei vuole ricominciare a vivere.

La serie “Falsa partenza” è composta da:

1. Broken Play recensione qui

2. Brutal Play

3. Bitter Play (prossimamente in italiano)

Recensione

Per Noah farei a pezzi la mia stessa anima.

Incollats brioscinats,

ecco che la coppia più affiatata del mondo dei blogger romance torna a leggere in tandem un libro che – ammettiamolo – aspettava da tempo, da quando si faceva le foto con l’autrice dalla splendida chioma rosa al RARE 2023.

Noah è uno dei mariti letterari di BarbarAzza, Noah è uno di quei personaggi che Ella vorrebbe rubare alla Rhymes, o quantomeno chiederle in prestito per infilarlo in uno dei suoi libri e magari fargli fare un giro con Javier o Martinelli.

Noah è di sicuro uno che entrambe vorrebbero aver incontrato almeno una volta nella vita.

Mi odi da così tanto tempo che non ti ricordi cosa hai amato di me. Ma io so che l’hai fatto

Lorelai è l’antieroina, l’antiprotagonista principale, l’antagonista del primo libro che qui conquista i lettori sin dalla prima pagina, relegando June, la sua… diciamo … “rivale” di “Broken Play”, a cattiva della storia. Non che a Ella June sia mai stata così simpatica.

Quando BarbarAzza ha letto la prima volta Broken Play ha scritto a Ella e le ha detto: «Ho letto un libro che non so come giudicare», ed è da lì che poi sono arrivate alla foto con l’autrice (che ci ha anche omaggiato della copia originale). Brutal Play, proprio come il titolo, è brutale nella sua genesi. Cambiare completamente prospettiva da parte del lettore è sempre disarmante, perché siamo tutti cattivi nella storia di qualcuno.

Qualcosa di vero. Qualcosa di significativo. Anche se è doloroso.

Ed è quello che accade a Lorelai, che non ha più niente da perdere e un orgoglio calpestato da obiettivi più grandi. L’abbiamo odiata empatizzando con June e giustificando anche Drew alla fine (almeno BarbarAzza, Ella detesta June), l’abbiamo accusata di aver lasciato andare Noah, l’abbiamo relegata in un angolo dimenticandoci di lei. Solo che lei non aveva ancora raccontato la sua verità, che abbiamo dovuto toglierle con le tenaglie.

Come si può dunque amare un personaggio che si è odiato per un intero libro? Questa domanda racchiude il cuore del dilemma che affrontano i lettori di questa storia. Ella, con la sua memoria sfuggente, risponderebbe che è sufficiente dimenticarsene, perché spesso nemmeno ricorda ciò che ha letto il giorno prima, per non parlare di quello che scrive. Al contrario, chi possiede la memoria di BarbarAzza sa bene quanto sia geniale l’autrice nel riuscire a trasformare un sentimento di antipatia profonda in un coinvolgente affetto per il personaggio. In questo modo, la narrazione riesce a coinvolgere lettori con prospettive differenti, dimostrando la grande abilità dell’autrice nel creare personaggi complessi e indimenticabili.

Smettila di dire così. Non chiedermi cose di cui non vuoi che ti dica la verità.

Questo libro parla di seconde possibilità, date, vissute, imposte, rifiutate. Perché tutto è il contrario di tutto. Lorelai non è la cattiva che tutti pensano, non è una sgualdrina impenitente, ma è una vittima e capiremo dandoci una facciata contro di quelle forti il perché.

Abbiamo visto Noah passare da adorabile seduttore del primo libro a brutale vendicatore del suo dolore. Vuole ferire, vuole riscuotere, anche nascondendosi dietro la scusa di essere il miglior amico di June. Vuole farle del male, e lo farà, sradicando completamente le poche risorse emotive rimaste a Lorelai.

Anche Noah, dal canto suo, si discosta dal classico ruolo dell’eroe. Non incarna l’amico fedele e remissivo che si potrebbe associare a figure come Drew o June; al contrario, è animato da sentimenti di vendetta, desiderio e pregiudizio. Il romanzo mette in luce una domanda fondamentale: perché Drew viene perdonato, mentre a Lorelai non è concessa la stessa possibilità? Questa riflessione sottolinea il peso dei pregiudizi e delle condanne sociali che colpiscono in modo diverso uomini e donne, come ben raccontato anche nel monologo di Paola Cortellesi sui vocaboli maschili e femminili. Attraverso questi personaggi, il libro offre uno spunto critico sul modo in cui la società giudica e perdona, svelando le ingiustizie dei doppi standard.

Per esperienza, le cose che desidero con tanta avidità sono quelle sempre fuori dalla mia portata.

Ma l’entrata in scena di Olivia, una bimba di quattro anni adorabile, una brioscina, cambierà tutto e spiegherà molte cose a Noah e agli altri. Nota di Ella: Drew e June restano odiosi lo stesso.

Ma a quel punto Noah tornerà a essere il personaggio meraviglioso che ci aveva già presentato il primo romanzo, anzi, ci sconvolge ancora di più. Persino nel modo di fare dichiarazioni… Non che Lorelai sia da meno con le sue proposte. Diciamo che, in questo caso, Dio li fa e poi li accoppia.

La genialità dell’autrice sta nell’aver mostrato che nella vita, nelle situazioni ci sono due facce di una stessa medaglia, che tutti hanno diritto a una spiegazione, anche quando sono i primi a non perdonarsi da soli. Creare un personaggio che da villain diventa eroina, be’, non è così semplice. Soprattutto se prima non c’era nulla, ma proprio nulla che facesse sospettare che Lorelai avesse speranze di essere diversa dalla pessima che appariva.

Noah Anders è la mia ragione di vita. Non lo amo a metà. Lui ha tutto il mio cuore.

Le vibes sensuali tra i due protagonisti, parallelamente alla dolcezza di Solo Noah “formato famiglia” conquistano. La capacità di Noah di prendersi cura degli altri, di accogliere e proteggere, dona al racconto una dimensione calda e accogliente. Questo aspetto di Noah non solo lo rende irresistibile, ma contribuisce anche a rendere la lettura straordinaria, trasformando ogni pagina in un’esperienza vivida e coinvolgente. La combinazione di sensualità e tenerezza tra i protagonisti permette al lettore di rimanere incollato al libro, trasportato dalle emozioni come raramente accade.

Questo libro nasconde tante scatole cinesi che si andranno ad aprire, perché, beh, ci sono altre storie là in mezzo. Perché tutto ciò che ha fatto Lorelai lo ha fatto per amore. Anche punendosi per espiare.

Dobbiamo ammettere che mai avremmo potuto pensare di empatizzare con “il cattivo”. Qui il libro scava molto, mi ha anche commosso. Perché Noah è adorabile anche quando fa casotto, perché è Noah. Perché Lorelai chiede scusa ma non pretende il perdono.

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