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Recensione – Bitter Play – Ripicca di Alison Rhymes

Titolo: Bitter Play – Ripicca

Autrice: Alison Rhymes

Serie/Collana: Falsa Partenza #3

Editore: Hope Edizioni

Genere: Contemporary Romance

Sottogeneri e trope: Forced Proximity, Friends-to-Lovers, Best Friend’s Brother, Second Chance

Pagine: 284

Prezzo: 3,99 € (lancio)

Data di uscita: 12 dicembre 2025

Link Amazon: https://amzn.eu/d/8F5NRAU

Trama

Reed Turner ama Leighton Ward, la migliore amica di sua sorella, da quasi dieci anni, ma non è mai stato il momento giusto per farsi avanti.

Finora.

Deciso a rivendicare la donna che ha sempre considerato sua, ha pensato a tutto: casa, lavoro, Leighton non potrà ignorarlo.

Peccato che l’universo abbia deciso di mettergli i bastoni tra le ruote.

Lui e Leighton sono fatti l’uno per l’altra, di questo Reed è certo. Forse, però, ha aspettato troppo. Forse, lui che è abituato a ottenere tutto quello che vuole, ha sbagliato i tempi nell’unica cosa che davvero contava.

Lui è pronto a conquistarla.

Lei è più confusa che mai.

Recensione

Due premesse dovute, mie care brioscine:

Bitter Play lo avevo già letto in lingua e arriva dopo Brutal Play, che per me resta un vero capolavoro. È inevitabile, quindi, che questo romanzo risenta – anche solo in minima parte – di un gusto di parte.

Leighton e Reed, lo ammetto, mi avevano incuriosito meno fin dall’inizio. Il loro rapporto così strano, così irrisolto, aveva bisogno di quel quid in più per diventare davvero perfetto… e quel qualcosa, per me, è mancato.

Reed e Leighton hanno sempre sbagliato i tempi. Sempre.

Pur orbitando l’uno intorno all’altra da anni – da quando June, sorella di Reed, l’aveva praticamente dichiarata e reclamata come migliore amica, ribattezzandola “Amore”, un nome che poi le è rimasto cucito addosso – e nonostante una vicinanza costante, soprattutto dopo l’episodio dell’aggressione ai danni di June, non riescono mai davvero a incontrarsi nel momento giusto.

Sono due anime che si sfiorano continuamente senza mai prendersi sul serio nello stesso istante. Quando uno è pronto, l’altro è indietro. Quando uno sente, l’altro si difende. Questo gioco di tempi sbagliati, se da un lato è coerente con i personaggi, dall’altro finisce per togliere intensità emotiva a una storia che avrebbe potuto colpire molto più a fondo.

Reed, appena scopre che Leighton ha chiuso la sua relazione con Connor – fratello di Noah, che anche in questo libro si conferma the best – cambia radicalmente la sua vita. Sacrifica se stesso, si fionda letteralmente nel duplex che il cognato gli ha regalato, proprio accanto a Leighton.

«Perché era arrivato il momento. Anzi, era già passato. Ho atteso più a lungo di quanto avrei dovuto.»

Amore è una donna indipendente: cresciuta senza una madre, ma con un padre attento e comprensivo. È una donna moderna, che usa le app di incontri e crede fermamente nel principio del chiodo scaccia chiodo, idealista e pragmatica allo stesso tempo.

«Leighton e io eravamo scritti nelle stelle un millennio fa. Ci siamo cercati e trovati infinite volte in ogni vita.»

Il sentimento c’è, è chiaro, ma è rimasto trattenuto troppo a lungo, quasi frenato da una narrazione che non osa fino in fondo. E quando lo fa è veramente troppo inaspettato e lascia il lettore spiazzato. Ed è forse questo il vero nodo: Bitter Play funziona, ma non brucia come dovrebbe. Forse saranno i protagonisti che, a un certo punto, mi hanno fatto urlare “ti sta bene”, e sì, lo dico a entrambi.

C’è da dire che comunque anche in questo libro l’autrice non ci risparmia i dubbi concreti, eliminando gli atteggiamenti con i prosciutti sugli occhi.

Diciamo che il loro rapporto si evolve in maniera intensa e carnale e, nonostante Reed ammetta in parte la sua “idiozia”, la parte spicy non ne risente per niente, anzi è molto hot. Perché lui ha già deciso e lo capirete leggendolo.

«A farle capire che può amarmi senza pericolo.»

Leighton è fondamentalmente insicura, nella vita come nel lavoro. Tende a chiudersi a guscio, tende a fidarsi di poche, pochissime persone.

E ricordatevi la tempistica, che è sempre una spada di Damocle e che non li risparmia nemmeno questa volta.

È un libro che consiglio a chi vuole mettere la parola fine alla serie, anche perché alcuni nodi emotivi dei precedenti romanzi saranno legati indissolubilmente anche a questo ultimo capitolo.

Un buon romanzo, senza dubbio. Ma, venendo dopo Brutal Play, resta inevitabilmente un passo indietro. Adoro la scrittura dell’autrice e la seguo in lingua, adorando sempre i suoi romanzi che, grazie al cielo, si distaccano dai soliti trope. Perché, seppur imperfetto, questo romanzo sperimenta e mostra una penna da leggere.

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