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Due chiacchiere con Aurora R. Corsini

Ben trovati cari lettori e care lettrici! Oggi abbandono un attimo le mie adorate saghe per una breve intervista con una delle autrici che più mi ha affascinato in questi primi mesi del 2021!
Di chi sto parlando???? Di colei che mi ha stregato prima con la sua serie su miti e dei dell’Olimpo e poi con vampiri, licantropi e guerrieri impavidi. Avete capito adesso? Rullo di tamburi e grida di ovazione per Aurora R. Corsini!

1- Nome
Aurora Rubina Corsini.

2- Età
Molto presto saranno 40.

3- Professione
Mamma, casalinga, correttrice di bozze, scrittrice: in pratica sono una trottola che gira su se stessa e corre dietro a tutti i vari impegni.

4- Primo libro pubblicato
Un urban fantasy, “Bacio Immortale”, pubblicato nel 2011. Nacque come romanzo singolo, quasi per sfida, perché prima d’allora non ero mai riuscita a portare a termine nessun esperimento letterario, e alla fine, una volta trovato un editore, divenne il primo volume di una trilogia. Di recente, la trilogia (Bacio Immortale, La Danza degli Dèi, Le Fiamme dell’Olimpo) è stata ripubblicata da Triskell Edizioni in una seconda edizione corretta e ampliata; a ogni volume ho aggiunto un racconto inedito, che mi ha permesso di approfondire alcuni personaggi a cui ero particolarmente legata.

5- Ultimo libro pubblicato
È stato pubblicato da poco “Mon coeur”, un paranormal romance: è uno spin-off autoconclusivo della serie Le luci dell’Eos. L’ho scritto perché volevo raccontare la storia di una dei personaggi secondari, la vampira Annesa; all’inizio temevo fosse un azzardo inserire una storia mf in una serie mm, ma le mie lettrici mi hanno rincuorato tanto, perché anche loro come me sentivano il bisogno che questo personaggio sofferto trovasse il suo lieto fine.

6- Hai dei rituali che sei solita usare mentre scrivi?
Non arriverei a definirli dei rituali, ma di sicuro ho bisogno di essere sola nel silenzio, cosa abbastanza difficile quando si hanno dei figli piccoli. È uno dei motivi per cui sono abbastanza lenta a scrivere: di solito lo faccio di mattina, durante il periodo scolastico, quindi in estate non scrivo una riga e ogni volta riprendere il ritmo è un processo faticoso e lungo.

7- Dove trovi le ispirazioni per i tuoi libri?
Penso che qualsiasi cosa mi circonda mi ispiri, in un modo o nell’altro: i libri che leggo e i film che guardo, le notizie provenienti dal mondo, le chiacchiere colte per caso, le vite delle persone che conosco. Magari l’idea di base per una storia nasce da un’illuminazione improvvisa, ma durante il lungo processo che serve per strutturarla e renderla una trama, le componenti che la contaminano e la arricchiscono provengono un po’ da qualsiasi direzione.

8- Attingi mai dalla vita reale?
Nonostante io scriva quasi unicamente fantasy, molte delle tematiche affrontate nei miei libri provengono dalla vita reale, come per esempio in “Macana” l’ostilità incontrata da Javier quando ancora era umano, dovuta al suo essere gay: ho inserito in un contesto fantasy la sua necessità di nascondere la propria vera natura a una famiglia che non l’avrebbe accettata, ma è qualcosa di dolorosamente attuale e reale, di cui ho voluto parlare. Credo che uno scrittore sia una specie di spugna, che assorbe informazioni e sensazioni dal mondo che lo circonda, le rielabora e poi le trasforma in frammenti delle sue storie: non importa quale genere scriva, in un certo senso tutto ciò che finisce sulle pagine è reale.

9- Hai mai pensato di cimentarti con altri generi letterari?
L’ispirazione tende sempre a portarmi verso il fantasy, però ho scritto anche qualcosina di contemporaneo, dei racconti romance mm che ho raccolto nel volume gratuito “Scottish Nights”, pubblicato dalla Triskell a Natale del 2020. Prima o poi mi piacerebbe scrivere un romanzo così, per esplorare le possibilità del genere e sfidare un po’ le mie capacità. Amo anche leggere thriller, polizieschi e romanzi storici, ma anche se l’idea di cimentarmi con questi generi mi affascina non mi ritengo ancora pronta per farlo; forse in futuro lo sarò, dopo aver studiato tanto.

10- Ripensando alle storie che hai scritto, c’è qualcuna che cambieresti a posteriori?
So per certo che moltissime, se non tutte, le mie lettrici vorrebbero che io cambiassi qualcosa nel finale de “La Danza degli Dèi”, il secondo volume della trilogia Bacio Immortale, e di conseguenza tutto ciò che succede dopo quel singolo avvenimento. Se dessi ascolto al mio cuore, lo vorrei anch’io, ma da quell’episodio doloroso si genera tutto il percorso che rende possibile la sconfitta di Hera, quindi sono costretta a rispondere di no.

11- Il personaggio di cui hai amato di più scrivere?
Nella trilogia Bacio Immortale, è stato Ermes: all’inizio doveva essere solo un personaggio secondario dall’animo ambiguo, sempre in bilico tra aiutare i protagonisti e tradirli, ma mentre definivo la trama del secondo libro ho capito che sarebbe stato fondamentale per arrivare a sconfiggere Hera e ho avuto l’idea di affiancargli un essere umano, il suo amore impossibile. Mettere su carta l’ambivalenza di Ermes si è trasformato allora nel capire come amare qualcuno senza poterlo toccare fosse possibile per una creatura convinta di essere stata generata incapace di provare dei sentimenti reali. La sofferenza di Ermes emerge con forza nella storia perché io ho sofferto insieme a lui: mi ci sono affezionata a tal punto che poi ho finito per scrivere romance mm, perché mi sono accorta di riuscire a entrare molto in sintonia con i personaggi maschili.
Nella serie Le luci dell’Eos è stata Nael, ma di lei parlerò in una delle prossime risposte.

12- Il personaggio che più hai odiato.
Sinceramente non ho mai odiato nessun personaggio, persino i più detestabili mi hanno dato modo di esplorare alcuni aspetti dell’animo umano oppure di scatenarmi e immaginare cose spaventose. Per esempio, nella trilogia Bacio Immortale Hera è senza dubbio l’antagonista e desidera la morte di Penelope e dei suoi alleati, eppure mentre scrivevo è stato naturale far emergere il tormento del suo animo immortale, che si sta disgregando per la perdita di potere, così come l’astio cresciuto dentro di lei in passato per colpa dei tradimenti continui di Zeus. Non si può amare Hera, però credo che si arrivi a capire il percorso che l’ha portata a incarnare la cattiva di questa storia.

13- È stato difficile cimentarsi con una serie M/M?
Avevo già scritto delle fan fiction così ambientate nel mondo di Anita Blake, la cacciatrice di vampiri e negromante creata da Laurell K. Hamilton, e nella trilogia Bacio Immortale avevo introdotto una coppia composta da un dio e un uomo, quindi in un certo senso il passaggio al romance mm è stato abbastanza naturale, perché mi interessava esplorare le dinamiche tra due personaggi maschili all’interno di una relazione.
La serie Le luci dell’Eos ha molti personaggi e tutti partecipano attivamente alla lotta contro un nemico che va dal primo al quarto romanzo, ma in ogni libro c’è una diversa coppia di protagonisti e al centro della trama c’è la loro storia d’amore. Ho cercato di parlare di diversi tipi di relazione, dettati dalle particolarità dei vari personaggi: c’è il percorso di guarigione emotiva del leopardo mannaro Kane in “Pardus”, aiutato dalla forza e dalla gentilezza del vampiro Mathias; c’è lo scontro di volontà tra il vampiro Javier e l’umano Connell in “Macana”, entrambi a modo loro impegnati a proteggere un cuore ferito ma dominati da un’attrazione a cui non sanno opporsi; c’è l’aiuto reciproco che riescono a darsi i due licantropi Alik e Oliver in “Volk”, che per motivi diversi devono imparare a convivere con il loro animale interiore; poi c’è “Alû”, con la potente e misteriosa vampira Nael, Signora dell’Eos, e l’umano Joshua che hanno il coraggio di innamorarsi, a dispetto di tutto e di tutti.

14- Il personaggio di Nael è molto complesso sia dal punto di vista emotivo, che del ruolo che ricopre, ma anche dal punto di vista prettamente fisico. Come hai avuto l’idea di inserire una tematica ancora così poco trattata in un romanzo?
Nael ha rappresentato una sfida con me stessa, perché dopo l’idea iniziale mi sono serviti quasi tre anni di ricerche, mentre lavoravo agli altri libri, per essere pronta a scrivere il suo. Ho raccolto informazioni sulle civiltà dell’antica Mesopotamia e altre in campo medico e psicologico, avvalendomi di tutte le testimonianze che sono riuscita a trovare, soprattutto grazie a interviste e filmati online. Ero consapevole che “Alû” non sarebbe stato il classico mm e avevo anche un po’ paura che non sarebbe stato apprezzato, però più approfondivo la psicologia di Nael e più mi addentravo nel dolore del suo passato, più mi convincevo che i lettori dell’Eos l’avrebbero amata; alla fine è stato davvero così e questo mi ha ripagato di tutto il lavoro servito per modellare la sua storia.
La complessità di questo personaggio si basa su vari fattori: prima di tutto è una creatura vecchia di millenni, dotata di grande saggezza e di spaventosi poteri mentali, che rendono le sue azioni e i suoi pensieri molto spesso estranei alle ragioni umane; poi è una cacciatrice, una guerriera che ha creato l’Eos, un gruppo di creature sovrannaturali impegnate a proteggere i più deboli, nel mondo oscuro e sanguinario di vampiri e animali mannari; infine c’è la sua natura particolare, che sembra averla condannata a rimanere sola per l’eternità.
Non voglio dire di più, perché Nael è un mistero che si svela una parola alla volta nell’arco dei primi tre romanzi, fino ad arrivare al quarto a lei dedicato; la cosa di cui sono maggiormente felice è che i miei lettori e chi ha recensito la serie abbiano sempre capito l’importanza di compiere questo percorso e non abbiano fatto nessuno spoiler al riguardo, permettendo a chi si approccia per la prima volta ai romanzi di scoprire tutto per conto proprio. In un certo senso, è il motivo per cui ho deciso di usare il punto di vista di Joshua per “Alû”: noi scopriamo Nael attraverso i suoi occhi, la vediamo tramite il filtro del suo amore e insieme a lui capiamo come lei sia semplicemente se stessa.

15- Hai avuto sin dal primo volume l’idea di caratterizzarla così?
Nael è nata esattamente così sin dal principio. Quando ho avuto l’idea per “Pardus”, il primo volume della serie, avevo ben chiare due cose: il personaggio di Kane, con la sua storia di abusi per mano della vampira che l’aveva fatto trasformare contro la sua volontà in un leopardo mannaro, e quello di Nael. Avevo deciso da subito quale fosse il passato della Signora dell’Eos e sono stata molto attenta a qualsiasi parola scritta su di lei nei primi tre libri, prima di arrivare a quello che la vedeva protagonista, perché volevo che trasparisse sempre qualcosa del mistero che la riguarda, come dei piccoli indizi che, andati a ripescare alla fine, assumessero un nuovo significato. Penso che una delle frasi più importanti e significative in merito a Nael sia una cosa che lei stessa dice a Kane in “Pardus”, mentre parlano in biblioteca: “Sono stata chiamata mostro molto prima di diventare un vampiro, non devi temere di offendermi con le tue parole.” Questa battuta racchiude tutto ciò che la riguarda, ma bisogna arrivare al quarto romanzo per comprenderla.

16- Nella serie degli Dèi dell’Olimpo hai unito la realtà che stiamo vivendo a miti del passato. È stato difficile integrare le due cose?
In realtà no, non è stato difficile, perché ho immaginato queste antichissime divinità come stanche e logorate dal perdurare nel tempo, con poteri sempre più deboli e la loro stessa natura corrotta e distorta dalla necessità di rubare l’energia vitale umana per sopravvivere. Doversi nascondere ha costretto gli immortali ad adattarsi allo stile di vita umano, infatti quelli che hanno conservato maggiori poteri e in un certo senso anche una maggiore sanità mentale sono proprio quelli che più si sono integrati nel mondo. Atena e Valo ne sono un ottimo esempio, perché pur celando la loro vera natura si mischiano agli uomini e vivono accanto a loro, così come Ermes e persino Ares, che in pratica guida un esercito privato di mercenari e traffica in armi. Chi invece è rimasto aggrappato al passato, come Hera o Calipso, è talmente scollegato dalla realtà da non avere nessuna vera possibilità di farcela, a dispetto della quantità di potere che ancora conserva. Il significato profondo della trilogia, al di là della lotta per la sopravvivenza dei protagonisti, è che vivere significa evolversi, perché non c’è vera vita nell’immobilità forzata che ha congelato queste creature nella forma della loro antica divinità.

17- Conoscevi già bene i miti e le leggende o hai dovuto dedicarti a uno studio approfondito?
La mitologia greca mi ha appassionato fin da bambina, da quando mi hanno regalato un libro che raccontava alcuni dei miti principali, poi al liceo l’ho studiata in modo più completo, infatti durante la stesura della trilogia Bacio Immortale ho consultato sia i vecchi libri scolastici sia gli appunti che ancora conservavo delle lezioni di epica e dell’analisi dei poemi omerici. Mentre scrivevo, ho fatto ricerche anche su vari testi, per esempio “Le nozze di Cadmo e Armonia” di Roberto Calasso, oppure online, per trovare spunti e approfondire i miti che avevo intenzione di sfruttare e adattare alla storia che avevo in mente.

18- Perché hai scelto Apollo come protagonista “divino” maschile?
Nell’analisi della mitologia greca, emerge spesso come Apollo sia molto più che uno dei tanti figli di Zeus, perché in quanto dio del sole incarna tante caratteristiche comuni ad altre religioni, legate al mito della rinascita presente in tutte le culture antiche e che poi è confluito nel cristianesimo. Per questo motivo, quando ho cominciato a elaborare la storia di una ragazza che si ritrova come vicini di casa due dèi greci, ho deciso da subito che Apollo fosse la scelta migliore per il protagonista maschile, perché avevo chiaro fin dall’inizio che la tematica di fondo sarebbe stata quella dell’evoluzione e della rinascita. Ho potuto giocare con la passionalità di Apollo, dio dai molti amanti e dal carattere impetuoso, modellando su questi tratti il “mio” Apollo, che per dimostrare il proprio distacco dal passato ha preso il nome di Valo. Da principio questa sua scelta è una specie di capriccio, poi però acquista un nuovo valore perché l’umana della quale si è innamorato, a dispetto di se stesso e di tutto ciò che credeva possibile, l’ha conosciuto come Valo e quindi tale lui resterà.

19- Perché Estia, invece, come co-protagonista “divina” femminile?
In realtà, le mie protagoniste femminili sono Penelope e Atena, non Estia.
Atena rappresenta il contrappunto razionale all’impetuosità di Valo e lo bilancia nel loro bizzarro rapporto, che è più di un semplice amore fraterno ma meno di un amore romantico, perché lei non è stata creata in grado di provare veramente il secondo. Atena e Valo non sono amanti né mai hanno pensato di esserlo, però il loro legame è viscerale e profondo, e si è creato nel corso di lunghi millenni trascorsi a sopravvivere alla fine del regno degli dèi. Si proteggono a vicenda, si supportano nei momenti di sconforto, tollerano l’una i difetti dell’altro e sono consapevoli che non si separeranno mai.
Penelope si inserisce da subito con estrema naturalezza nel loro rapporto e diventa amante di Valo e sorella di Atena, creando una specie di relazione a tre dalla quale ognuno di loro ottiene ciò di cui ha bisogno: insieme loro sono una famiglia. Ho detto che Estia non è la protagonista perché Penelope non è Estia, pur avendo un legame strettissimo con lei: hanno caratteri diversi, motivazioni diverse e provano sentimenti diversi. Infatti, pur amando entrambe Apollo, vivono in modi quasi antitetici questo sentimento e proprio questa differenza sarà la chiave che consentirà il lieto fine, per quanto riguarda la trama romantica della trilogia. È vero che Penelope porta a compimento qualcosa a cui Estia ha dato il via, ma soprattutto nel terzo libro emerge come siano le loro diversità a renderlo possibile: l’umanità di Penny riesce dove la divinità dell’immortale non avrebbe potuto, perché gli umani si evolvono mentre gli immortali non sono stati capaci di farlo.

20- Prossimi progetti?
In questo periodo, sto approfondendo un’idea che mi ha colto all’improvviso e sta assumendo dei contorni sempre più precisi, man mano faccio ricerche e scrivo una trama di senso compiuto: lavoro a un altro paranormal romance mm, ambientato in un futuro prossimo distopico e con come protagonisti dei draghi. Queste creature mi hanno sempre affascinato e sto cercando di darne una mia visione, un po’ come ho fatto con i vampiri e gli animali mannari della serie dell’Eos. Spero di riuscire a ricavarne qualcosa di concreto, perché la quantità di appunti sulla mia agenda sta aumentando e sono sempre più entusiasta.

 

Vorrei ringraziare in primis l’autrice per aver accettato di farsi intervistare e per avermi tolto moltissime curiosità. Ci tengo ad aggiungere che sei la prima persona che conosco che ha letto la saga di Laurell K Hamilton! SONO TIPO STRA-EMOZIONATAAAAAA! Per non dire in brodo di giuggiole! Grazie anche alla Triskell Edizione per aver fatto da tramite e avermi dato l’opportunità di questa intervista!
A presto

con una Mik che non vede l’ora di leggere i tuoi prossimi romanzi!

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