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Greedy Tiger – Vepkho di Mikela Angelikova

Con il romanzo GREEDY TIGER – VEPKHO di Mikela Angelikova siamo molto felici di dare voce ad un nuovo membro del nostro gruppo “in rosa”. Ella ha accettato la sfida di far parte del nostro team di divoratrici di libri e ha letto per noi questo intenso mafia romance che oggi ci presenta 🙂

Aspettatevi di tutto da Ella e le sue recensioni accorate e “a modo suo”.

Benvenuta in Romance Book!

Eh, non ve l’aspettavate questa?

Eccomi qua a fare la nonna del gruppo, emozionata per la mia prima recensione semiseria.

Vi vedo che ridete. Nonna Ella vi vede.

Dunque, deglutisco a vuoto e comincio da capo.

Vorrei presentarvi questo graziosissimo mafia romance scritto da Mikela Angelikova, un libro che mi ha sorpresa positivamente perché di una dolcezza unica nonostante il genere non si presti normalmente alla dolcezza.

Titolo: Greedy Tiger – Vepkho

Autore: Mikela Angelikova

Genere: Mafia Romance – Deal Romance

Uscita: 13 gennaio

Pubblicato da: Collana Darklove (Pubme)

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Trama:

“Il confine tra giusto e sbagliato è molto labile per un uomo come me.”

Nel mondo di Vepkho Devadze le promesse hanno un prezzo e la famiglia onora sempre le promesse. Lo sa bene Lyudmila Sultanova, costretta a diventare “un’ospite” scomoda dei Devadze, fino a quando suo fratello non firmerà la cessione della loro azienda. Dal momento stesso in cui Lyudmila entrerà nella casa e nel mondo di Vepkho, ogni briciolo di autocontrollo che lui pensava di possedere finirà per disintegrarsi e non riuscirà a fare a meno di guardare quella ragazza con la stessa brama di una tigre famelica. Tra i due comincerà una sorta di “gioco” di accordi per ottenere vantaggi reciproci ma se, d’un tratto, quel gioco si trasformasse in qualcosa di più potente e profondo? E se Vepkho e Lyudmila non potessero permettersi di provare certe emozioni l’uno per l’altra? Alcune persone non dovrebbero incontrarsi, alcune persone non dovrebbero innamorarsi, mai. Perché, se certi amori sono destinati a salvarci, altri invece, potrebbero distruggerci… per sempre.

Recensione

Potevo io, Ella Kintsugi, non innamorarmi follemente di Vepkho, un mafioso con tanta voglia di essere un brav’uomo e pure georgiano? Cioè, fate voi. A parte essere un figo assurdo, insomma, tutto quello che si sogna la notte, è anche un uomo con alti valori, la cui vita ha riservato diverse prove difficili, anche per l’erede di un mafioso.

“Se lo spettacolo a cui assistono i tuoi occhi è una costante rappresentazione di brutalità […] questo diviene una consuetudine che entra a far parte della tua quotidianità. Alla fine, ti indurisci, e la sofferenza altrui non ti scalfisce più, al massimo ti infastidisce. Non è un mero esercizio di malvagità nel mio caso, ma bensì un tentativo di difesa.”

Queste frasi descrivono la grande introspezione che Vepkho fa di sé stesso nel momento in cui si ritrova – letteralmente per la seconda volta – Lyudmila sulla sua strada. La prima volta che la incontra, lei è troppo giovane, ma questa, lei è proibitiva. O meglio, lui non potrebbe permettersi certi sentimenti, anche se il padre di Vepkho spinge per combinare il loro matrimonio per curare degli interessi personali, affari mafiosi, insomma.

E nella prima parte, quando Lyudmila si ritrova suo malgrado ospite forzata presso la tenuta dei Devadze a Sochi (nella Russia meridionale, sul Mar Nero), ho trovato divertentissimi i commenti che entrambi i protagonisti, ma soprattutto Vepkho, fanno per contenere l’attrazione reciproca, che in lui è già quasi matura, in lei è trattenuta perché ha delle remore sulla condizione di mafioso di lui.

“Mio padre ci vede già all’altare, la mia parte razionale invece vorrebbe la Sultanova fuori da questa casa il prima possibile… poi c’è il mio cazzo, che ha la pessima abitudine di diventare dolorosamente duro ogni volta che lei varca la soglia di una stanza.”

La passione esploderà comunque? Il nostro Vepkho saprà farsi amare, ma prima desiderare, dalla sua pepela (farfalla)?

I pericoli e i tradimenti sono dietro l’angolo, se ci mettiamo che la nostra protagonista è anche un po’ sprovveduta, vedremo il nostro Vepkho perdere la testa in tutti i sensi dietro a lei, soprattutto per tenerla al sicuro.

Di questo romanzo, a POV alternato narrato in prima persona, ho amato molto come è stato trattato il trope della prigionia forzata, laddove Lyudmila è trattata come un’ospite, anche se con diversi paletti dovuti alla sua sicurezza, ma che lei non comprende a fondo finché non si ritrova veramente nei guai. Ma mi fermo qui perché non vorrei sforare negli spoiler.

Inoltre, mi è piaciuto molto come Mikela Angelikova guidi il lettore non solo a Sochi, ma anche a Tel Aviv. E come abbia dato ai lettori assaggi della cultura russa, georgiana e israeliana; luoghi, abitudini, cibi e modi di dire (debitamente traslitterati e tradotti in nota). Si comprende che l’autrice abbia un’ottima cultura in merito e il tutto è inserito alla perfezione nella storia.

Dei due protagonisti, chi spicca è Vepkho, perché è anche il fulcro della storia, si lascia amare perché non esagera il trope del mafioso possessivo e volitivo, ma lascia trasparire una dolcezza infinita quando serve, in privato con la sua pepela, laddove a noi lettrici è consentito sbirciare! Proprio un bellissimo personaggio, insomma. C’è un momento in cui mi ha fatto anche scappare una lacrimuccia.

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