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Crescent City 3 Chapter Bonus: Bryce e Hunt

Eccoci qua con un nuovo capitolo bonus di CRESCENT CITY 3!

Come probabilmente già sapete, in America sono uscite varie edizioni di Crescent City 3 ognuna con all’interno un capitolo bonus. 

Ovviamente nessuno di quei capitoli è arrivato in italia quindi noi del blog abbiamo deciso di tradurli per voi! 

Sono traduzioni amatoriali, non siamo professioniste, quindi potrebbero esserci degli errori…vi chiediamo di essere clementi!

In questo capitolo bonus dell’edizione di CRESCENT CITY 3 della Waterstones vediamo compre protagonisti Bryce e Hunt.

BRYCE E HUNT

“Non è possibile che tua madre ci permetta di farlo.”
“Ciò che mia madre non sa non la ucciderà.”
“Bryce.”
Fu il tono di avvertimento di Hunt a far voltare Bryce dalla ghirlanda sempreverde che aveva steso sul tavolo della cucina della casa dei suoi genitori, metà degli aghi di pino ricoprivano il pavimento ai suoi piedi.
Il suo compagno si stava rilassando contro il bancone di plastica rosa che non era mai stato rinnovato da quando era stato installato in casa un secolo prima. Bryce era sicura che qualsiasi designer d’interni degno di questo nome sarebbe morto sul colpo alla vista di esso – e dei mobili coordinati – ma Bryce lo adorava. Amava ogni centimetro di questa casa, nascosta tra imponenti conifere su una collina appena fuori Nidaros. Abbastanza vicino da poter entrare nella piccola città, ma abbastanza lontano da evitare gli occhi e alle orecchie indiscreti dei vicini di passaggio.
Cioè praticamente tutti in questa città. Bryce non aveva idea di come sua madre fosse sopravvissuta a tutto ciò: i pettegolezzi locali erano impazziti quando era arrivata venti anni prima, con una bambina mezza Fae al seguito e sotto la protezione di Randall.
Ebbene, sapeva come sua madre era sopravvissuta: scegliendo una casa alla periferia della città, protetta da quei pini secolari.
“Che cosa?” Bryce guardò un accigliato Hunt. Lei indicò la ghirlanda che serpeggiava sul tavolo di legno scheggiato: un’altra cosa che era arrivata con la casa. “Le piacerà.”
“Stai usando i suoi… bambini” – Hunt sghignazzò alla parola – “per abbellire una decorazione per il tempio.” “Allora?” Bryce afferrò la pistola per colla a caldo. “È pubblicità gratuita per lei.”
Hunt si allontanò dal bancone, frusciando con le ali, e raccolse uno degli oggetti incriminati. “È un sacrilegio.”
“Lo è, davvero?” Bryce esaminò il vassoio dei minuscoli neonati di ceramica adagiati su aiuole di lattuga, petali di fiori o nidi di uccellini. “Il Solstizio d’Inverno riguarda la morte e la rinascita di Solas e del suo
ultimo abbraccio con Cthona prima di morire. Ecco perchè il bambino.”
“Sì, ma quel discendente dovrebbe essere Midgard. Non… bambini di lattuga.” Hunt guardò la statuina che aveva in mano, un bambino calvo con braccia e gambe simili a salsicce imbottite. “Alcune persone
potrebbe offendersi.”
“Alcune persone potrebbero anche pensare che sia divertente.”
Al suo silenzio ostinato, Bryce sospirò, posando la pistola per la colla. Hunt si sedette sulla sedia di fronte a lei. Indossava il suo cappello bianco preferito al contrario e uno spesso maglione verde che faceva miracoli per le sue spalle larghe, ma il suo viso era di pietra, gli occhi scuri diffidenti.
Bryce inclinò la testa di lato. “Non abbiamo tutti bisogno di qualcosa di cui ridere?” Indicò la lampada placcata in ottone sopra il tavolo. “Ci stiamo rapidamente avvicinando alla fine della Prima Luce”
A Nidaros, e in tutta Midgard, la Prima Luce veniva usata con parsimonia in questi giorni. La maggior parte delle persone accende solo le luci di cui hanno bisogno, nella stanza in cui si trovano. Ricarica dei telefoni: limitata a un quarto di potenza massima. Niente televisione. A meno che non fosse assolutamente necessario, la maggior parte delle persone sul pianeta faceva del suo meglio per conservare ciò che restava della Prima Luce, mentre scienziati, ingegneri e maghi correvano 24 ore su 24 per trovare una fonte di energia alternativa. E un modo per aggiornare tutta la loro tecnologia per usarla.
Bryce non voleva pensarci. Non per i tre giorni in cui era qui con la sua famiglia.
Così mise via quel pensiero, insieme a tutti gli altri che la tormentavano riguardo a ciò che era successo quest’autunno, a ciò con cui avevano a che fare da quando aveva spinto gli Asteri in un buco nero.
Questi tre giorni erano solo per lei, Hunt Cooper e i suoi genitori.
E Syrinx, sdraiata ai suoi piedi, russando leggermente, indossando un piccolo gilet rosso del solstizio che Randall aveva lavorato a maglia per la Chimera.
“Dove andresti?” chiese Hunt, e Bryce sbatté le palpebre.
“Eh?”£
“Stai fissando male quelle… cose.”
Bryce sbuffò e sollevò un bambino, uno che piangeva da dentro un baccello, e lo fece dondolare davanti alla faccia di Hunt. “Queste cose? Forse ti spaventano?”
Hunt sussultò allontanandosi dalla statuetta: “Sì. In parte perché sono strani, e in parte perchè, tra tutte le persone, le ha fatte tua madre.”
Bryce abbassò la voce in un sussurro cereo. “Cantano di notte, se ascolti attentamente.”
Hunt fece una smorfia. “Non iniziare nemmeno.” Bryce ridacchiò, posando di nuovo la statuina ed esaminando la ghirlanda. Ci aveva incollato sopra solo un bambino prima che Hunt intervenisse. “Quindi pensi davvero che dovremmo semplicemente portare questo al tempio senza arricchirlo?”
“Sì. Penso che dovresti fare esattamente quello che ti ha chiesto di fare tua madre prima che se ne andasse.”
Era mortalmente serio. Hunt aveva affrontato l’Asteri, era saltato nello spazio ed era precipitato verso un buco nero, eppure aveva ancora paura di Ember Quinlan.
Bryce supponeva che questo rendesse il suo compagno un maschio molto saggio. E anche lei avrebbe fatto bene ad ascoltare il suo avvertimento. Così cominciò a rimettere le figure nel vassoio che aveva preso dal laboratorio di sua madre -più che altro un capannone annesso – le ceramiche tintinnarono l’una contro l’altra. “Lasceremo lì quel terrore e vediamo se qualcuno se ne accorge stasera.”
Hunt alzò gli occhi al cielo” Pregherò Cthona che non ci farai cacciare dalla città.”
“Sai, L’armadio dei forconi è proprio accanto al tempio.”
“Divertente.”
“No, lo è davvero”, disse, stando in piedi con il vassoio in mano, facendo del suo meglio per non scuoterlo troppo. Se avesse distrutto le figure sua madre potrebbe davvero ucciderla.
Certo, sua madre l’avrebbe uccisa per aver preso una dozzina di statuette dal suo laboratorio e averle incollate anche su una ghirlanda, ma Bryce era stata disposta a pagare quel prezzo per la richiesta dell’ultimo minuto di sua madre di aiutarla con le decorazioni del tempio per la cerimonia del solstizio. Dopo essersi teletrasportati la notte precedente, Bryce e Hunt si erano svegliati quella mattina per trovare sua madre e Randall già fuori casa, con solo un biglietto scritto da Ember lasciato sul tavolo della cucina. Siamo in città per aiutare a preparare la cerimonia stasera. Porta Cooper a pranzo: so che vuole passare un po’ di tempo con te e questa festività è molto importante per lui.
Questo, ovviamente, non era un peso. A pranzo, l’adolescente era stato un po’ più tranquilla del ragazzo che aveva imparato a conoscere e ad amare negli ultimi mesi, ma non lo biasimava. Aveva perso tutta la sua famiglia e, sebbene fosse stato accolto in una nuova, la festività avrebbe sicuramente riportato alla luce ricordi dolorosi.
Quindi Bryce e Hunt avevano lasciato che Cooper restasse tranquillo quanto voleva mentre prendevano dei panini al ristorante locale. Facendo finta che tutti gli avventori e i passanti per strada non li stessero guardando a bocca aperta. Salvare il mondo, farsi osservare per il resto della loro vita. Quello sembrava essere l’accordo. Ma era stata la seconda parte del biglietto di sua madre a far arrabbiare Bryce.
Inoltre, ho offerto te e Athalar come volontari nel comitato di decorazione del tempio, quindi manda quel tuo amico a tagliare alcuni rami e legarli insieme per formare una ghirlanda. Il tempio vi aspetterà lì verso le tre per appenderlo.
Randall ha portato fuori Syrinx e gli ha dato la sua colazione. E anche la seconda.
Non c’è di che.

Hunt guardò l’orologio: analogico, perché non voleva. scaricare la batteria del suo telefono. “Dobbiamo uscire. Ho finito di fare capricci?”
Bryce lo guardò da sopra una spalla e levò il vassoio di figurine mentre proseguiva verso lo studio di ceramica. “Continua così, Athalar, e stasera ti metterò una di queste sotto il cuscino.” I suoi occhi divampò di allarme. “Non oseresti.” Bryce canticchiò con la voce cantilenante di un bambino, “Vieni a giocare con noi, Hunt.” Hunt l’aveva fatta arrabbiare, ma lei notò con soddisfazione il suo volto pallido.

“È stata solo una piccola sorpresa agli occhi più attenti”, ha detto Bryce mentre lei e la sua famiglia camminavano lungo la strada innevata verso la casa dei suoi genitori sotto un cielo frizzante e stellato. Il suo respiro si arricciava davanti a lei e riusciva a sentire il freddo anche con guanti e cappotto pesante.
Ember avanzava pesantemente nella neve ghiacciata al fianco di Bryce, vestita con un giaccone rosso. “Sei fortunata che l’Alta Sacerdotessa e il Sacerdote non abbiano invocato Cthona e Solas per dannarti.” Randall, Hunt e Cooper, i codardi, si tenevano qualche passo indietro. Ember sibilò: “Sentirò per sempre parlare di questa storia da Milly Garkunos.”
“Allora è il momento di dire a Milly di chiudere quella cazzo di bocca e di lasciarti in pace” disse Bryce battendo i denti.
Gli occhi di Ember lampeggiarono. “Bryce Adelaide Quinlan. Quella donna è stato molto gentile con te. Quando ci siamo trasferiti in questa città…”
“Lo so, lo so,” disse Bryce, rallentando il passo per cercare di entrare nel muro protettivo di maschi che camminavano dietro di loro. Avrebbe giurato che tutti e tre rallentassero ulteriormente. Guardò in cagnesco Hunt, ma il suo compagno si limitò a fissare il cielo notturno come se fosse la cosa più interessante che avesse mai visto. Quindi Bryce recitò a Ember, “Quando siamo arrivati ​​qui, Milly era l’unica persona che poteva controllarci, portarci cibo, provviste…”
“Che dire di me?” Randall gridò con falsa indignazione.
Ember fece un cenno sprezzante a suo marito “Tu non conti”
Hunt batté una mano consolante sulla spalla di Randall: Cooper ridacchiò.
Ember tirò su col naso. “Bene, ciò che è fatto è fatto, e siamo stati fortunati che la Sacerdotessa e il Sacerdote hanno pensato che fosse divertente.”
Bryce lanciò a Hunt uno sguardo “Te l’avevo detto”. Lui tirò fuori la lingua.
Umbra Mortis, gente.
Una piccola casa con i rivestimenti bianchi e il portico mezzo crollato apparve tra gli alberi, una candela solitaria, la candela sacra del solstizio che arde alla finestra per illuminare la via di casa. La tradizione non era particolarmente fuoco-amichevole, ma la maggior parte delle famiglie racimolava abbastanza soldi per comprare un incantesimo di protezione da uno spiritello in modo da non tornare a casa dal tempio per trovare il propria casa in cenere.
La luce di Solas si era spenta con il sole al tramonto e quella candela solitaria rappresentava l’unico nocciolo di lui sopravvissuto. Un nocciolo di speranza, da riaccendere pienamente con il sorgere del sole all’alba – con la rinascita di Solas dall’oscuro abbraccio di Cthona attraverso la lunga notte della sua veglia di lutto. Il simbolo di quell’abbraccio era ben visibile in tutta la città in quel periodo dell’anno: il sole si abbassava o si alzava tra due cime delle montagne. Conosciuto anche come il volto di Solas tra le tette di Cthona. Anche se Ember non era stata molto contenta quando Bryce si era espressa in quel modo da adolescente descrivendole l’amuleto dell’Abbraccio che la madre indossava sempre.
Bryce lanciò un’occhiata a Hunt e ora trovò la sua attenzione sulla candela alla finestra. L’unica luce nell’oscurità. La sua faccia era seria, gli occhi tormentati.
Lei fece qualche passo indietro e Randall e Cooper si avvicinarono a Ember, garantendo loro la privacy. Quando gli altri erano abbastanza avanti, Bryce chiese al suo compagno: “Che succede?” Le piume grigie di Hunt svolazzavano nel vento gelido. “Solo un brutto ricordo.”
“Di cosa?” a volte le parlava di fatti del suo passato che ancora lo divoravano.
A volte lui non era pronto e lei gli faceva sapere che andava assolutamente bene. Sarebbe stata lì per ascoltare quando avrebbe avuto bisogno.
Ma Hunt spostò lo sguardo su di lei. “Di te. Nello spazio. Incandescente contro il buco nero”
Bryce bloccò l’ondata di ricordi, di vecchie paure e allungò la mano guantata verso la sua. “Abbiamo molto di cui essere grati per questo solstizio”, disse, con voce roca.
Lui le strinse la mano. “Abbiamo molto di cui essere grati ogni singolo giorno.”
Bryce fermò Hunt con uno strattone alla mano, voltandosi verso di lui. Gli afferrò la guancia, la pelle di lui che le scaldava le dita anche attraverso i guanti. “Ti sono grata,” disse, alzandosi sulle punte dei suoi stivali da neve per depositargli un bacio sulla bocca. Si staccò quel tanto che bastava affinché i loro respiri annebbiati si mescolassero tra di loro.
L’amore incondizionato e infinito addolciva gli occhi di Hunt. “Questo è il primo solstizio che ho trascorso con una famiglia, con la mia famiglia, da quando…mia madre.”
Il cuore di lei si strinse. Non ci aveva pensato. Che questo solstizio sarebbe stato pesante non solo per Cooper, ma anche per Hunt. E il modo in cui chiamava lei e i genitori la sua famiglia…
Lo baciò di nuovo, questa volta più profondamente. “Sarà meglio renderlo speciale per te, allora.”
Lui le morse il labbro inferiore. “Penso che dovremo scopare qui fuori, però.”
Lei sbatté le palpebre. “Cosa? Perché?” Hunt la baciò di nuovo, una promessa veloce e malvagia. “Non posso scoparti nella tua camera da letto con tutti quei pony Starlight Fancy che mi fissano
“Bryce rise e il suono risuonò tra gli alberi, luminoso come le campane d’argento che il prete e la sacerdotessa avevano suonato nel tempio alla fine della cerimonia. Stasera, il Sommo Sacerdote e la Sacerdotessa avrebbero la loro propria unione, per rievocare il ritorno di Solas al fianco di Cthona.
Hunt fece scivolare un braccio intorno alle spalle di Bryce, stringendola al suo fianco mentre si avvicinavano alla casa. Randall stava aprendo la porta d’ingresso, Cooper saltellava da un piede all’altro per difendersi dal freddo. Ember stava guardando Bryce e Hunt, però, e dal sorriso sul volto di sua madre, Bryce sapeva che sua madre era felice per lei, rimprovero per i bambini-lattuga a parte.
E con il suo compagno che le cammina accanto e con la sua famiglia che stava entrando nella casa buia…Bryce si rese conto che anche lei era felice per se stessa.

“Non mangerò mai più un altro croissant al cioccolato,” gemette Hunt all’alba del mattino successivo.
“Non ti ho detto di mangiare l’intero vassoio,” disse Bryce, dando una gomitata al suo compagno.
“Non mi avevi nemmeno detto che Randall è un fornaio così dannatamente bravo,” brontolò Hunt, avvolgendo Bryce con un’ala. Rimasero sulla veranda con tazze fumanti di caffè appena preso dalla fantastica macchina che Bryce aveva mostrato ai suoi genitori di nuovo come usare, e osservavo il sole nascente.
Erano usciti li fuori da quindici minuti, con caffè e pasticcini in mano, per salutare la rinascita di Solas. All’interno della casa, Cooper era impegnato ad aiutare Randall a preparare la colazione. Una quantità oscena di cibo, ma Milly Garkunos stava arrivando, quindi Ember era agitata.
Al momento stava passando l’aspirapolvere nel soggiorno per la seconda volta quella mattina.
Bryce sbuffò una risata.
“Cosa c’è di così divertente?” chiese Hunt, scrutandola.
“Sto pensando a Milly Garkunos,” disse Bryce, guardando la neve che scintillava al sole del mattino. “Se mia madre è l’unica persona di cui tu hai paura in tutta l’universo…” -Hunt non dissentì -“allora cosa significa che mia mamma ha paura di Milly?”
Hunt ridacchiò, la sua risata rimbombò dentro di lei. Bevve un lungo sorso di caffè. “Forse avremmo dovuto sguinzagliare Milly contro Rigelus e gli altri Asteri.”
Bryce sorrise. “Sarebbero saltati dritti in quel buco nero solo per evitarla.”
Hunt rise, il suono danzò tra i pini e la neve. “Ci avrebbe risparmiato un sacco di problemi.”
Bryce fece tintinnare la sua tazza contro quella di Hunt. I profumi della salvia, carne di maiale e aglio arrivarono verso di loro. Randall stava cucinando le salsicce. “Forse manderò Milly a Crescent City per sistemare tutte quelle teste di merda.”
Il divertimento di Hunt si attenuò, come se si fosse ricordato cosa li aspettava dopo quella pausa troppo breve. “Non credo che quelle teste di merda siano pronti per artisti del calibro di Milly Garkunos.”
Bryce fece l’occhiolino al suo compagno. “Non credo che lo sia neanche tu.”
“Così male, eh?” Bryce finì il resto del suo caffè, assaporandone il rapido bruciore in gola. “Ha un feticismo per gli angeli.”
Hunt la fissò.
Bryce diede una pacca sul braccio di Hunt. “Ha il calendario di beneficenza dell’85esimo sul muro della sua cucina. Grossi Angeli del Nord.” L’espressione di Hunt diventava sempre più inorridita a ogni parola pronunciata della sua bocca.
Bryce spalancò la porta d’ingresso; sprigionando un seducente fiume di odori: salsiccia, uova, sciroppo d’acero, pane. Lei borbottò: “Ho promesso a Milly che come suo regalo per il solstizio ti avrei fatto fare delle flessioni per lei senza maglietta.”
“Non è vero.”
Bryce scosse le sopracciglia. “Oppure si?”
Il suo ringhio in risposta la fece precipitare dentro, ridendo come una pazza.

Si è scoperto che Milly era così sopraffatta dalla semplice presenza di Hunt che ha detto a malapena una parola a colazione, o durante lo scambio di regali in seguito. La donna umana dai capelli grigi
fece solo qualche commento vago dopo l’inverno solitamente freddo e tenne la bocca chiusa, lanciando di tanto in tanto occhiate furtive a Hunt.
Era stato un vero piacere guardare Hunt dimenarsi, provando a far finta di non sapere che la vecchia signora stava sbavando su per lui. Bryce non aveva osato guardare Cooper dall’altra parte del tavolo: era chiaro che alla minima provocazione scoppiava a ridere.
Solo Ember sembrava sollevata dall’insolito silenzio di Milly, riempiendo il silenzio con chiacchiere sulla cerimonia di ieri sera, sulla necessità di un nuovo tetto alla scuola e chiedendosi quante persone si sarebbero presentate per il pranzo del solstizio nella sala ricreativa quel pomeriggio-
un evento che Bryce stava saltando, grazie agli dei.
Cooper non aveva ricevuto tanta pietà da Ember, e aveva rivolto a Bryce uno sguardo implorante mentre lui, Ember e Randall si erano allontanati dieci minuti fa.
Ora, seduta a gambe incrociate sul letto singolo nella sua minuscola cameretta di quando era piccola, Bryce osservava il mucchietto di regali che aveva ricevuto dalla sua famiglia e sorrise. “Hanno fatto di tutto.”
“Un vantaggio nel salvare il mondo,” disse Hunt da dove era sdraiato sul pavimento, sfogliando pigramente il libro che Ember gli aveva regalato: La ceramica umana attraverso i secoli.
Il regalo, ovviamente, era accompagnato da un biglietto: così potresti apprezzare di più il lavoro di tua suocera.
Bryce si era astenuta dal dire a Ember che artigianato era un modo generoso per descrivere i bambini-lattuga. Era la mattina del solstizio, dopotutto.
Bryce passò una mano sull’album sul letto accanto a lei. Cooper, Randall ed Ember le avevano regalato una prima edizione autografata di Josie e il disco d’esordio di Laurel, firmato dallo stesso duo folk. Doveva essere costato una fortuna, e Bryce era rimasto senza parole alla vista delle loro firme scarabocchiate lì. “Dovrei restituirlo e restituire loro i soldi.”
Aveva più soldi di quanti sapesse cosa farne adesso.
I suoi genitori non ne hanno voluto nemmeno un centesimo.
Mettili in un fondo per il college Cooper aveva suggerito Randall.
Così aveva fatto Bryce. Aveva a malapena intaccato ciò che aveva ereditato dal Re dell’Autunno, anche dopo quello che aveva già donato. E poi c’era tutto ciò che Jesiba le aveva lasciato. Un totale di beni così grande che Bryce si era dovuta sedere dopo aver sentito l’avvocato leggere l’importo.
“I tuoi genitori si offenderebbero profondamente,” disse Hunt, chiudendo il libro con un tonfo. “Sei la loro bambina: è una gioia per loro darti cose del genere.”
Lei si accigliò dubbiosa.
Hunt si mise a sedere e la scrutò. “Forse è qualcosa che devi sperimentare te stessa per capire.”
“E’ questo il tuo modo per dire che vuoi iniziare a fare bambini, Hunt Athalar?” Hunt inclinò la testa all’indietro e rise, e accidenti se non fosse la cosa più sexy che avesse visto in tutto il giorno. “Non credo che Midgard sia pronta per i nostri bambini, Quinlan.” Avrebbe potuto ridere anche lei se nei suoi occhi non fosse entrata una sorta di oscura, scintillante sensualità. ” E tu lo sei?” Il suo cuore tuonò. Non ne avevano ancora discusso ed entrambi usavano i loro rispettivi contraccettivi.
Hunt alzò con grazia soprannaturale e si sedette accanto a lei sul letto, che non si era resa conto che fosse ridicolmente piccolo finché non ci avevano dovuto dormire nelle ultime due notti. Lo aveva quasi spinto fino al pavimento la notte scorsa giusto per avere un po’ di spazio per girarsi.
E ora, seduti accanto a lui… dèi, sembrava fosse come la prima volta che si erano seduto vicini, con le cosce che si sfioravano, nella biblioteca sotto Griffin Antiquites.
Hunt disse con voce un po’ rauca: “Penso che dovremmo aspettare fino a quando la situazione delle prime luci non sarà risolta.” Si schiarì la gola. “E hai già il tuo, ehm, gregge di cui occuparti.” Le diede una piccola spinta con il ginocchio.
“È un gregge?” chiese Bryce. “O una mandria?”
Grendria?” Bryce rise. Avallen sarebbe stata la loro prossima tappa, per visitare i sei pegasi che ora erano i suoi residenti. “Sì, la grendria è abbastanza per ora. Sono un gruppo di stronzi esigenti.”
“Beh, mi dispiace aggiungere qualcosa in più, ma…” Si avvicinò alla borsa del fine settimana e tirò fuori un regalo grande quanto una scatola da scarpe. Lo lanciò a Bryce. “Ecco qui.”
“Mi chiedevo perché stamattina non hai lasciato niente sotto la finestra.” Un altro pericolo di incendio del Solstizio: mettere i regali sotto la candela alla finestra da aprire la mattina dopo la colazione celebrativa. Bryce strappò la scintillante carta da regalo bianca, e al primo accenno di cartone arcobaleno sotto… Il suono che le uscì era sullo stesso registro di un bollitore stridente. “Non l’hai fatto!” urlò, strappando altra carta per rivelare, nella sua piena gloria, una Jelly Jubilee in ottime condizioni, ancora nella sua confezione originale.
“Dove lo hai trovato?” chiese Bryce, fissando a bocca aperta la scatola, al suo compagno sorridente, allo scintillante unicorno-pegaso viola, alla sua lucida criniera lilla arricciata alla perfezione. Non come il disastro che era diventato il suo JJ originale, grazie ad anni di duro pesante quando Bryce era un ragazzina.
Hunt sorrise. “Fury. Conosce un ragazzo che conosce un ragazzo.”
“Che commercia bambole rare?”
“Non ho fatto domande”, ha detto Hunt, con il viso bellissimo, così pieno di gioia per la sua gioia.
“Io ho solo consegnato i soldi.”
Bryce strinse la scatola al petto, poi fece una smorfia e la posò giù. Accarezzò invece delicatamente la copertura di plastica. “Questo sarà un cimelio di famiglia per i nostri figli e per i figli dei nostri figli.”
Hunt sbuffò. “Certo. Litigheranno tutti su chi avrà il… JJ in ottime condizioni.”
“Questa cosa deve valere…”
“Non preoccuparti.” Il suo cuore era pieno fino al dolore. “Grazie. Questo è…”
Gli baciò la guancia, assaporando la pelle calda e morbida sotto le labbra. “Grazie.”
Hunt si limitò a sorridere, e con quel sorriso… Bryce si morse il labbro, tornando indietro sul letto, lontano da lui. Hunt la osservava in ogni movimento mentre le allargava lentamente le gambe.
“E dov’è il mio regalo?” La voce di Hunt si era abbassata di un’ottava.
Bryce allungò le braccia, scivolando sotto il cuscino sopra la sua testa, offrendo l’intera lunghezza del suo corpo in un invito
“Vieni a prenderlo.”
Il calore divampò nei suoi occhi e il corpo di lei si tese mentre lui le strisciava sopra. Le sue ali bloccavano la luce del sole che filtrava dalla finestra. “Vuoi che ti scarti…”
Ma Bryce aveva fatto scivolare la mano da sotto il cuscino e gli stava porgendo ciò che conteneva.
“Ieri ti ho detto di guardare sotto il cuscino, Hunt.” fece le fusa.
“Ma che cazzo!”
Hunt fece un salto all’indietro così in fretta che quasi cadde dal letto. Bryce rise, porgendogli la statuina di baby-lattuga che aveva fatto realizzare da sua madre appositamente per lui. “È il tuo regalo.” Lei si mise a sedere, sbattendo le palpebre con aria innocente. “Non pensavi che il sesso fosse il tuo unico regalo, vero?” Hunt sembrava combattuto tra il ridere e il correre fuori dalla stanza. Lontano dalla piccola mostruosità nella sua mano. “Quello è…”
Lei baciò la testa della statuina. “Un cappellino da sole. Girato all’indietro.”
Impallidì. “E quelli sono…”
“Piccole ali grigie, la giusta tonalità di grigio tempesta.”
“Mi hai trasformato in un fottuto baby-lattuga?”
Bryce disse con voce in un falsetto beffardo, inclinando la statuetta da una parte e dall’altra: “Sono l’Umbra Mortis. I nemici devono inginocchiarsi davanti a me!”
Detto questo, Bryce lanciò la statuetta a Hunt. Lui la prese ma con cautela. Come se avesse paura che lo mordesse. Lui rabbrividì guardando la sua faccia, trasformata in cherubina serenità. “Questa è la cosa più disturbante che io abbia mai visto”
Lei sorrise. “Un regalo per il solstizio ben riuscito, allora.” Hunt la guardò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere. Non ebbe alcun preavviso prima che lui le saltasse addosso, seppellendo il viso nel suo collo. “Io ti amo, sadica stronza.”
Lo abbracciò, accarezzandogli le piume.
“Anche io.”
Le sue labbra trovarono la sua gola e vi diede un bacio. Ogni muscolo e nervo del suo corpo si allertò. Lo notò – probabilmente anche il cambiamento nel suo odore – e premette i fianchi contro quelli di lei. Le fece sentire cosa si stava indurendo tra le sue gambe. “Quanto dura quel pranzo sala ricreativa?”
“Torneranno tra due ore,” disse Bryce.
“Bene,” disse con cupa promessa e le fece sentire di nuovo il suo cazzo. Lei si morse il labbro per trattenersi dal gemere.
“Pensavo che non volessi fare cazzate qui,” disse Bryce senza fiato.
Un vento tempestoso soffiò nella stanza, facendo cadere tutte le bambole Starlight Fancy – nessuna abbastanza buona per venire con lei a Crescent City, ma tutte ancora troppo preziose per essere gettate – contro il muro. La baby-Hunt- lattuga scivolò sotto il letto. “Problema risolto.”
La mano di Hunt scivolò sullo stomaco di Bryce per prenderle il seno e toccarlo attraverso il suo maglione color crema.
“È un miracolo del solstizio”, sussurrò.
Hunt alzò la testa e il suo sguardo trovò quello di lei che brillavano d’amore. “Lo è,” disse con voce confusa, e Bryce capì che non stava parlando riguardo ai giocattoli.
Questo-loro. Essere qui, insieme.
Questo è stato il miracolo.
Quindi Bryce baciò il suo compagno con tutto l’amore che brillava nel suo cuore. Non importa cosa li aspettava, non importa quali prove e difficoltà… lo avrebbero affrontato insieme. E quello era un dono di cui sarebbe stata grata ogni singolo giorno per il resto della sua esistenza. “Buon Solstizio, Hunt.”

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